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Il Corano: non una zona di comfort ma un segnale d`allerta

  • Immagine del redattore: Nora Amati
    Nora Amati
  • 10 nov
  • Tempo di lettura: 2 min

Bismillah.

La maggior parte degli individui concede al Corano un’unica occasione: lo apre, sfoglia alcuni versi e poi lo richiude, senza mai ritornarvi. Altri tentano un secondo approccio, perdendosi nel labirinto delle Sure. Esistono infine quei pochi, per i quali il terzo incontro diventa definitivo: il Corano non li abbandona più e loro stessi non riescono a farne a meno.

Si sente spesso dire: “Il Corano è per chi teme la morte.” Tale affermazione è ingannevole. Il Corano non è un cuscino che ammorbidisce la caduta nella tomba; piuttosto una rivelazione per chi non teme nulla. Quando si percepisce appieno la sua logica impeccabile, la chiarezza strutturale e la precisione dei suoi insegnamenti, nasce una paura diversa: non quella di morire, ma di condurre un’esistenza irresponsabile e “inutile” in base alla percezione della vita che comporta questo stato di vanità.

Il Corano non induce né passività, né consolazione superficiale, bensì impone una disciplina rigorosa, che richiede di vivere con serietà etica, integrità morale e equilibrio rispetto a sé stessi, alla società e alla natura. Non è un esercizio di contemplazione estetica, ma una richiesta concreta di riforma interiore, sacrificio e trasformazione individuale.

“In verità, Allah non cambia la condizione di un popolo finché esso non cambia ciò che è in sé stesso…” — Al-Ra’d (13:11)

La questione critica: quanti tra noi sono realmente in grado di rinunciare a dipendenze, abitudini autodistruttive e impulsi egoistici? La risposta è chiara: pochi. E per quei rari, il percorso è gravoso.

Il Corano non si limita a invitare alla fede; ordina l’azione attraverso il digiuno, la preghiera, la donazione, il rifiuto del guadagno illecito, il rispetto dei genitori e il rispetto della vita in tutte le sue manifestazioni. Si tratta di una sfida quotidiana per sconfiggere il proprio Ego.

Eppure, persistono interpretazioni riduttive: “Il Corano è per chi teme la morte.” In realtà, esso si rivolge a chi osa vivere con piena consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni. Il vero pericolo non risiede nella paura, ma nella sua assenza: è ciò che conduce all’oppressione, allo sfruttamento e alla distruzione senza rimorso, sigillando i cuori e oscurando la luce della ragione.

"Il Corano non è conforto: è uno specchio e una sfida. Non è poesia convenzionale, ma un canto unico di ritmo, immagini e suono che scuote cuore e mente, trasmettendo saggezza e guida indelebile. La domanda non è se ci parli, ma se siamo pronti ad ascoltare e a lasciare che trasformi profondamente la nostra vita.

Alhamdulillah.


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