Non sei stato creato per vivere come un orologio
- Nora Amati
- 10 nov
- Tempo di lettura: 3 min
La struttura di un albero nel mio giardino mi ha suggerito una riflessione profonda: e se il tempo non fosse lineare, ma circolare o ramificato, come un respiro che ruota su sé stesso? In effetti, il tempo, così come lo percepiamo, non possiede né un inizio né una fine definitiva, nessun “adesso” stabile o “domani” certo, ma soltanto un “ieri” che un tempo era il “domani” atteso da qualcuno.
In natura, tutto segue cicli e ritorni. La Terra ruota attorno al Sole, gli elettroni orbitano intorno al nucleo, le piante orientano il loro sviluppo verso la luce e, durante l’Hajj, i fedeli compiono un movimento circolare intorno alla Kaaba, partecipando a un rito sacro, eterno e universale.
Questo ritmo circolare suggerisce che il tempo non è necessariamente cronologico; non è semplicemente lo scorrere di minuti e ore. Piuttosto, esso può essere concepito come relativo e simbolico, un insieme di cicli che variano da essere a essere, da epoca a epoca, e che orientano la vita senza ridursi alla misurazione quantitativa.
Nei giorni scorsi ho disegnato un albero genealogico ispirato al grande albero del mio giardino. Osservandolo, ho riconosciuto ancora una volta l’interconnessione del tutto: rami che si dividono e si ricongiungono, linee che si estendono, generazioni che si intrecciano. Questo mi ha ricordato la struttura delle Sure del Corano, che non seguono un ordine cronologico, ma sono organizzate secondo criteri di lunghezza, tema e armonia. Le Sure più lunghe occupano le posizioni iniziali del Sacro Corano, come tronchi robusti, mentre quelle più brevi si trovano alla fine, simili a foglie leggere mosse dal vento: un ordine che riflette una saggezza che trascende il tempo umano.
Nel Corano, il tempo è una creazione destinata all’uomo, uno strumento che consente di orientarsi nel mondo materiale. È limitato e misurabile, mentre Allah — il Creatore — è illimitato e infinito. Come si afferma nella Sura Al-Insān (76:1):
«Non è forse venuto all’uomo un tempo in cui non era neppure menzionato?»
Questa osservazione ci ricorda che l’uomo non è eterno: la sua esistenza è solo un’apparizione fugace all’interno del vasto progetto della creazione. La scienza moderna stima che la Terra abbia circa 4,54 miliardi di anni, mentre l’uomo vi abita da circa 200.000–250.000 anni: un intervallo infinitesimale rispetto alla storia del pianeta, ma che corrisponde alla prospettiva coranica di una comparsa predestinata, volta a un compito preciso.
Il Corano descrive inoltre episodi in cui il tempo si distorce, come nella Sura Al-Hajj (22:2):
«Il giorno in cui la vedrete: ogni madre che allatta dimenticherà il suo lattante, ogni donna gravida perderà il suo feto; e vedrai la gente ubriaca, pur non essendo ubriaca; ma il castigo di Allah è terribile.»
In tali contesti, giorni e mesi sembrano svanire, e l’Ultimo Giorno può giungere all’improvviso.
Nell’esperienza contemporanea, molti percepiscono un’accelerazione del tempo. Alcuni studiosi collegano questo fenomeno a leggere variazioni dell’orbita terrestre o all’attività solare: la Terra si avvicina e si allontana dal Sole, influenzando percezioni fisiologiche e psicologiche. Tuttavia, al di là di tali spiegazioni scientifiche, resta una verità fondamentale: la percezione del tempo è fragile, soggettiva e profondamente legata all’esperienza individuale. Osservare un albero per un anno intero, senza l’ausilio di orologi o calendari, permette di misurare il tempo attraverso le foglie, la luce, il vento e il silenzio, piuttosto che attraverso numeri.
In un precedente articolo, «Terra, Cataclisma e la Nuova Orbita», avevo ipotizzato che eventi catastrofici possano alterare l’orbita terrestre, avvicinandola al Sole, con conseguenze sul clima e sulla biosfera, analoghe a scioglimento rapido dei ghiacci o estinzioni di massa. Il Corano, pur non fornendo date precise, descrive eventi improvvisi e inevitabili. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che l’umanità possa già vivere una fase della “Resurrezione”, in un contesto di crescente confusione morale e spirituale, in cui la linea tra bene e male appare sempre più nitida.
Le riflessioni scientifiche sul tempo, da Newton ad Aristotele fino a Einstein, hanno tentato di descriverne la natura: Newton lo concepiva come assoluto, Einstein come relativo, flessibile, dipendente da spazio e velocità. Tuttavia, il Corano propone una visione che trascende la mera temporalità: la sua struttura, il linguaggio e il messaggio sono multidimensionali — scientifici, storici, etici e spirituali — e parlano a ogni epoca.
Il Corano non corre dietro alla scienza; la precede e accompagna il suo sviluppo. Più la scienza scopre, più il Corano rivela verità nascoste. Come ogni forma preziosa, la sua saggezza è velata, protetta, accessibile solo a chi la cerca con sincerità.
Ciò che rimane certo è che il Corano ci invita a vivere consapevolmente il nostro tempo sulla Terra: un tempo fatto di cicli, prove e significati, non di semplici numeri e orologi. Saper gestire questo ritmo, comprenderne la relatività e il valore, rappresenta parte integrante della prova che ogni vita è chiamata a compiere.




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